L’analogia – Cento in Movimento, da sempre contro questa opera, ci ha mandato un comunicato con una analogia utilissima per spiegare il loro “no” all’autostrada Cispadana. Il titolo del comunicato è: “Lettera aperta a voi che a Campovolo avete mostrato che esiste un’altra faccia dell’Italia”. Questa analogia viene fatta per contrapporre a questa opera le numerose facce al concertone di cui la maggioranza, probabilmente, avevano subito il terremoto o pagando i biglietti donavano soldi per la ricostruzione.
I motivi del no – L’autostrada andrebbe da Rolo-Reggiolo a Ferrara sud, 67 km. La spesa prevista è di 1 miliardo e 158 milioni di euro, “ma si vocifera che ci vorranno almeno 2 miliardi”. Per fare un km ci vorrebbero 17 milioni di euro circa e Cento in Movimento usa questa cifra per dire che: “I numeri non danno a volte la giusta misura delle cose: l’incasso della magica serata (a Campovolo), con tutti i suoi sentimenti, fatiche, lavoro e bellezza, non basterebbe per costruire neanche 250 mt. Un altro esempio? 1 Km speso per questa inutile opera corrisponde alla spesa di due scuole efficienti e funzionali”.
Altro motivo. Il finanziamento verrebbe fatto tramite il project financing, “la stessa operazione di finanziamento a lungo termine applicata per la realizzazione del TAV in Val di Susa”. Questo metodo di finanziamento vede al centro dei progetti i privati che finanziano l’opera, ma nel comunicato si cerca di spiegare che di soldi privati non se ne vedono: “La regione Emilia Romagna mette sul piatto 180 milioni di euro, già deliberati, più le opere per collegare ogni singolo paese all’autostrada aggiungendoci, quindi, circa 350 milioni, non ancora deliberati. Totale: 530 milioni di euro pubblici. Dall’altra, l’ARC S.p.A. metterebbe gli altri soldi a fronte di una concessione legata all’incasso per quasi 50 anni di parte del pedaggio autostradale ed al pagamento di un canone annuo alla regione. Ma questi soldi sono veramente e completamente privati? Dall’assetto societario dell’Autostrada del Brennero S.p.A., azionista di maggioranza dell’ARC, risulta che all’interno di essa la partecipazione di enti pubblici è maggiore dell’81%”.
Tutto ciò non basta? Un altro, grande motivo, per fermare questa opera, secondo Cento in Movimento, ha un nome: terremoto. La distruzione, come ormai sa il mondo, è stata devastante in Emilia. Il movimento si chiede se non sarebbe meglio usare quei 180 milioni di euro, già a bilancio, per aiutare le imprese che non hanno bisogno di asfalto, ma di “liquidi” per ripartire.
Conclusione – La lettera si conclude poi con la preghiera di continuare a fare un ultimo sforzo: continuare a fare conoscere che esiste un’altra Italia.
La Redazione