Il fatto – Con un comunicato, il gruppo No-Triv di Cento lancia l’allarme riguardo alla delibera di giunta regione Emilia Romagna del 24/06/2013 intitolata “Assegnazione dello stato per la concessione di incentivi per la realizzazione di rilievi geofisici, concessione di coltivazione per idrocarburi, accertamenti minerari riguardanti lo stoccaggio di gas naturale – variazione di bilancio“.
La convenienza – Nel comunicato il gruppo spiega che “cercare, estrarre, e stoccare gas o petrolio, in Italia conviene molto più che in tutti i paesi del mondo“. Questo perché “le tasse -royalties- richieste negli altri paesi, variano dal 50% all’80%, senza alcuna franchigia sui minimi estratti, mentre da noi, si parte dal 4% in mare, fino ad un massimo dell’8% su terraferma, con una franchigia di 1000 barili giornalieri in mare, ai 400 barili su terraferma”. Nel testo viene anche spiegato che non c’è solo questo “regalo” alle compagnie estrattive, “la normativa italiana prevede un contributo statale per le aziende che fanno ricerca, estrazione, o stoccaggi, fino al 40% delle spese sostenute (per rilievi geofisici)“.
Le regioni, siccome i contributi devono essere distribuiti da loro, e siccome assieme al Ministero delle attività produttive devono esprimere un parere sulle aziende che richiedono il permesso di fare questa attività, potrebbero non dare più spazio alle trivellazioni sul proprio suolo. Un esempio, come sottolineato dal gruppo centese, è la Puglia. “Invece – si legge nel comunicato dei No-Triv -, nonostante la sismicità dell’intera area dell’Emilia Romagna e la subsidenza, anche quest’anno la nostra regione ha distribuito circa cinque milioni di euro, finanziati dallo stato, alle numerose compagnie che operano sul territorio”.
Diciamo che se uno ha fiuto per gli affari, questa attività gli conviene in maniera particolare. Il rischio imprenditoriale viene quasi azzerato dai contributi che lo stato eroga e qualcuno potrebbe anche aggiungere: “per fortuna che c’era la crisi…“.
I pericoli di queste attività – Non finisce qui, l’allarme dei No-Triv riguarda la pericolosità di queste attività nel lungo termine per quanto riguarda i territori. “Se non si prendono seri provvedimenti, ci troveremo in un territorio a gruviera, nel quale avremo conseguenze negative su paesaggio, produzioni agricole , falde acquifere, qualità dell’aria, (con ripercussioni sulla salute). Inoltre aumenterà la possibilità di nuovi terremoti, come dimostrato in tutto il mondo da eminenti pubblicazioni sulla correlazione tra attività antropiche nel sottosuolo e sismicità indotta” spiega la portavoce del gruppo centese Sandra Zagni.
(Clicca qui per vedere la carta dei titoli minerari aggiornata al 3/01/2013)
La redazione