CENTO 28702/17 – (Simone Frigato ) Numerosa partecipazione al secondo appuntamento con l’esperto proposto dalla Benedetto Volley, penultimo incontro dei tre in programma per la stagione 2016/2017. Tema dell’incontro svoltosi venerdì, “l’educazione allo sport: riflessioni e rapporti tra genitori, atleti e operatori all’interno delle società sportive”, con l’intervento del Prof. Andrea Ceciliani, docente universitario presso la facoltà di Scienze Motorie all’Università di Bologna e docente della Scuola dello Sport Regionale del CONI. Ad aprire la serata è stato il direttore sportivo della Benedetto Volley, Enrico Molinari, che ha ribadito a tutti i presenti la forte convinzione della Società centese nel promuovere una serie di incontri tematici ad integrazione e completamento dell’attività tecnica svolta in palestra. “La Benedetto Volley è una società molto giovane, ma il cammino intrapreso ha una potente valenza formativa, perché dalle 25 ragazze del 2014 siamo arrivati a quota 150 nella stagione in corso. Sono numeri importantissimi e in continua crescita, che richiedono un ulteriore sforzo comune. Ora, è fondamentale creare quella cultura sportiva ideale consolidando i rapporti tra famiglie, atlete, società e staff tecnico” ha esordito il ds Molinari. Andrea Ceciliani è entrato subito nel merito delle linee guida educative, utilizzando diverse parole-chiave e situazioni esemplificative che hanno mantenuto alto l’interesse e l’attenzione del pubblico presente. “Oggi viviamo in una società che ha fretta, ha fretta di avere risposte, di avere risultati. Così è nella scuola come nello sport, ma educare e allenarsi richiede tempo e l’ansia dell’adulto, del genitore, la veicoliamo nel ragazzo, spesso causando danni” – ha spiegato il professore prima di entrare nello specifico all’interno dell’ambito sportivo. “Dobbiamo essere bravi a proporre un’attività sportiva che abbia come base il divertimento, il piacere, insegnando però subito la disciplina e l’impegno, perché educare allo sport significa dare sempre il massimo, avviando i giovani atleti all’autonomia e ad acquisire il senso di responsabilità, passi decisivi per diventare pian piano adulti. L’errore non deve mettere paura: osservo a scuola bambini che giocano con gli errori, li ripetono e diventano competenti nella gestione di ciò che sbagliano. Per gli adulti sono errori, dal punto di vista dei bambini sono esperienze” L’errore quindi è parte dell’apprendimento, poi Ceciliani richiama l’effetto “protezione” dell’adulto sul giovane che rischia di sostituire anziché affiancare. “La libertà senza responsabilità è pericolosissima. Nell’educare dobbiamo rendere i nostri giovani forti, autonomi e responsabili. Lasciamo che siano loro a capire cosa sanno fare, quale passione o interesse sviluppare, senza pretendere che siano bravi in tutto e senza enfatizzare con esagerazione un errore, altrimenti la nostra ansia si traduce nella loro paura di sbagliare”. Nello sport, come in ogni altro campo delle arti, avviene la selezione del talento e dei ruoli. “Sarà il tempo e la selezione pedagogica a stabilire chi potrà accedere all’alto livello e chi invece vivrà lo sport come sano e piacevole divertimento. Compito dell’allenatore è anche però quello di individuare e osservare la presenza di talenti nella squadra, perché la figura del talento ha diritto di emergere, come nella musica, nella pittura e nelle altre forme artistiche. Ma il percorso del talento per emergere nell’alto livello deve essere sereno: privo di ansie, pressioni, va sostenuto e occorre pazienza. Nello sport giovanile tutti si devono divertire, deve rappresentare una memorabile esperienza di vita dove si socializza insieme, si gioca per una stessa maglia, si maturano consapevolezze e abilità, si vince e si perde senza alibi. Non bisogna certo illudere che vincere sia facile: nessun atleta è vero atleta se non accetta di perdere. Dopo una sconfitta ci si rialza e si riprende il cammino, questa è disciplina, è un insegnamento prezioso. In queste fasi comincia anche l’educazione al ruolo del titolare e del panchinaro, quest’ultima una figura importantissima all’interno della squadra, perché accetta di sedersi in panchina e solitamente è colui che tiene aggregato tutto il gruppo. I bambini hanno una percezione ottimale dei loro valori, sono i primi a riconoscere caratteristiche dominanti tra i compagni, sono bravissimi nel giudizio che li pone nella scala. Noi adulti e genitori dobbiamo rendere solo sereno questo cammino”. L’ultimo punto su cui Ceciliani si focalizza è il rischio del drop-out nello sport. “Il fenomeno dell’abbandono sportivo è sotto gli occhi di tutti, solo il 20% dei 14enni oggi pratica un’attività agonistica. Significa che arrivano a quest’età esausti, che non ne possono più. Dobbiamo partire dal piacere per arrivare alla vittoria, consapevoli che vincere non è per tutti. Ci vuole gradualità in un processo di crescita che coinvolge tutti, facendo leva su ciò che genera emozioni e motivazioni nel giovane, ovvero attività piacevoli e divertenti, che scelgono e desiderano fare e non devono invece fare perché obbligati. La disciplina, i valori, le emozioni che restano dentro, non ce le regala nessuno e dobbiamo costruircele giorno dopo giorno, allenamento dopo allenamento, gara dopo gara, ecco dove lo sport è fortemente educativo per la vita. Dobbiamo semplicemente rendere loro lo sport un’esperienza gratificante, positiva, di qualità, altrimenti se questa risulta essere pesantemente negativa, tale da non trasmettere nulla, si verifica il precoce abbandono”. A conclusione della ricca serata, il ds Enrico Molinari ha rinnovato l’invito al successivo incontro, che verterà sulla psicologia dello sport, rivolta sempre al giovane atleta e alla comunicazione efficace nelle relazioni interpersonali.