Cento – (La Redazione) Da Nelson Zagni (Membro gruppo No-Triv-Cento Fe) arriva una nota al fulmiconte rivolta all’Amministrazione della Regione Emilia e Romagna, la quale, secondo Zagni e il Movimento “No-Triv” fanno finta d’essere ambientalisti e motiva questa accusa nella seguente nota :” I rappresentanti dei Consigli regionali di dieci Regioni – Basilicata, Marche, Puglia, Sardegna, Abruzzo, Veneto, Calabria, Liguria, Campania e Molise – stanno depositando in Cassazione sei quesiti referendari contro le trivellazioni entro le 12 miglia e su terra ferma. La Regione E.R. “sarebbe” interessata ad ambedue i referendum, perché esistono decine di richieste in merito,sia su terra che in Mare, ed in particolare nel basso ed alto ferrarese, che se andranno a buon fine, porteranno notevoli danni al territorio.
- A) anche solo le ricerche di idrocarburi, durante le perforazioni, -che non sono mai, causa i costi, fatte con tutte le precauzioni del caso- si mettono in comunicazione le falde acquifere superficiali –che quasi ovunque sono inquinate da fitofarmaci ed altro- con quelle più profonde, che spesso sono utilizzate per allevamenti animali, ma alcune volte anche per umani.
- B) Esistono vari casi, dove questi pozzi, che spesso non danno risultati, vengono utilizzati per iniettarvi ad alte pressioni qualsiasi cosa, in pratica diventano discariche incontrollabili sotterranee.
- C) E’ ovvio, che se trovassero gas o petrolio, il passo successivo sarà l’estrazione, -non come “raccontano” certi politici che dopo si vedrà- sicuramente nessuno investirebbe denaro, per poi non essere sicuro di averne un ritorno, ed allora arrivano i problemi certi e seri: è assodato che l’estrazione sia dal fondo del Mare che terra, provoca il noto abbassamento dei terreni,-subsidenza- che nel ravennate è attualmente oltre al metro rispetto ad alcuni anni orsono.
- D) Ma il problema più serio, è legato ai fenomeni sismici, fatto assodato nonostante in Italia si voglia fare finta di niente, basta approfondire ciò che avviene nella vicina Olanda, dove chi esegue delle estrazioni di idrocarburi, se avvengono terremoti anche lievi –tre gradi- in caso di danni, devono pagare di tasca propria, ed in certi casi, dove nelle zone trivellate gli immobili non sono antisismici, prima di iniziare le ricerche le compagnie devono mettere a norma i fabbricati a loro spese.
- E) Ora, dopo il maggio 2012,non possono più “raccontarci” che tanto nelle nostre zone i terremoti non avvengono, per cui i rischi sarebbero limitati, è ben evidente che i fabbricati sono stati altamente messi sotto sforzo, ed un sisma anche inferiore a quello subito, farebbe notevoli danni.
Questo non è il modo di difendere i propri cittadini ed il territorio, sembra più il modo per difendere le compagnie petrolifere, tra l’altro, per tre soldi, visto che nel nostro sottosuolo esistono quantità ridicole, rispetto ai consumi, e in Italia le tasse pagate sulle estrazioni sono ancora più ridicole, rispetto agli altri paesi del Mondo!