CENTO 06/02/17 – (LA REDAZIONE) Le coincidenze felici nascono spesso dove il terreno è fertile e quest’anno scolastico ha visto offrire agli studenti dell’ISIT una proficua opportunità di crescita, estremamente formativa ma divertente. Parliamo di un viaggio di istruzione rivolto alle classi quarte e quinte di tutti gli indirizzi del polo tecnologico, che ha incontrato il favore di sette classi totali, coinvolgendo sette docenti e cento studenti. Il Parco Nazionale dello Stelvio ha così accolto nell’ antica località di Pejo i nostri cento studenti centesi..che si sono messi in gioco con competenze non semplici da acquisire, ma molto performanti a livello mentale, fisico e relazionale. La “gita”, caro termine a noi di altre generazioni, è una complessa rete di richieste e di adeguamenti che portano i nostri giovani a crescere, ad aumentare l’autostima, a relazionare con contatti sempre diversi, ma il tutto mediato e facilitato dagli adulti.
Gli insegnanti hanno creduto nella loro start up: bisogna porsi come incubatori delle potenzialità del proprio prodotto, che non è tangibile, che non dà ricavi subito, che non arricchisce i pochi. Il prezioso materiale su cui si lavora sono vite in crescita, liberate per quattro giorni dallo spasmodico uso dei media, videogiochi e televisione, impegnate a praticare uno sport immerso per sette ore da quota 1000 a 3000 metri, nello splendido scenario delle Alpi italiane, dove si tocca la necessità della sostenibilità ambientale e il rispetto delle regole di comportamento sulla neve, senza il quale non si rischia una punizione, ma un osso rotto. All’inizio abbiamo parlato di divertimento, imprescindibile per chi insegna, chi sa che bisogna essere “domatori e prestigiatori” per catturare l’attenzione di questa generazione meno pratica e molto digitale. L’assioma è sempre stato valido dalla notte dei tempi, ma mai come ora la scuola per essere un’agenzia educativa davvero incisiva sul percorso formativo di crescita deve praticare didattiche coinvolgenti, tecnicamente si dice laboratoriali. L’esempio del viaggio di Pejo ha dato i giusti tempi e modalità ai ragazzi per uscire dalla logica dei banchi, dove si possono trincerare, ha reso lo sport mezzo e obiettivo, assumendo il ruolo di promozione personale, sociale, ben oltre il benessere psicofisico.
Vivere la montagna per i principianti li ha costretti ad alzare l’asticella, mettendo in pista tutto l’impegno, il coraggio e la determinazione di passare in quattro giorni con i maestri dal campo scuola con i nastri a tapirulan a seggiovie per le piste azzurre e poi rosse. Sentirsi ogni giorno sempre più capaci, anche con cadute e incertezze, è quello che i ragazzi dovrebbero praticare sempre, la sicurezza che possono migliorare, e non perchè qualcuno ti ha dato un voto, ma perchè riescono a constatarlo da soli, ad autovalutarsi.
Lo svago e il divertimento è stato tanto, le amicizie ampliate dai gruppi di sci fra classi, la ricerca della motivazione per migliorare la tecnica di sciata, il piacere del contatto con la natura, la gogliardia positiva ogni giorno di un pranzo in baita, includendo tutti, anche i compagni che non hanno sciato per problemi di salute, ma che allegri sono saliti in seggiovia a raggiungere il gruppo, dopo aver fatto la passeggiata, la salita ai tremila o visitato il museo della prima guerra mondiale. L’inclusione è più facile anche per chi ha una disabilità, lo sport richiede è vero equilibrio, forza di gambe e coordinazione, ma con la professionalità dei maestri specializzati è stato possibile sciare per tutti i nostri studenti. L’abilità del gesto tecnico nello sci, al contrario degli altri sport, è simile fra il campione e il praticante medio, è la velocità abbinata a difficoltà superiori che li distingue, quindi uno sport che ha dato subito grandi soddisfazioni. I docenti sono certi di aver portato a casa un bel risultato, un’esperienza a 360 gradi per questi ragazzi, che hanno il diritto ad una educazione sportiva etica, aderente ai loro bisogni e fuori dalla logica del risultato di gara. E noi come Scuola abbiamo il dovere di renderlo possibile.