In questa fase di estrema incertezza causata dal virus, in cui la fase 2 sembra sempre più vicina salvo poi prolungamenti della fase 1, abbiamo voluto cercare di capire com’è tutto questo momento storico per chi lo vive da dentro.
Abbiamo contattato una dipendente che lavora a stretto contatto col virus e ci siamo fatti raccontare com’è la situazione e come era all’inizio, prima che il Covid-19 esplodesse in maniera così dirompente.
Non ci è stato possibile, per motivi tecnici, avere conferenze video o intervistarla via telefonica. Le domande sono state fatte e poi inviate, ma i consigli che ci dà sono veramente utili e da leggere .
Ci ha raccontato che nel suo dipartimento, la squadra è stata suddivisa in team con compiti ben precisi. Il suo team è quello responsabile alla sorveglianza. In parole povere, il suo compito è quello di contattare quotidianamente tutte le persone del suo distretto in quarantena perché state a contatto con persone positive.
Il contatto quotidiano serve per capire se anche queste persone sono state contagiate o meno.
Buona lettura!
– Come si era presentata la situazione all’inizio del contagio?
Nel nostro dipartimento di Igiene Pubblica, all’inizio del contagio, si doveva monitorare solamente gli italiani e i cinesi che rientravano in Italia da zone a rischio, compresi studenti e bambini. Ci arrivava la segnalazione tramite e-mail dai dirigenti delle scuole (università, scuole e asili). Si avevano circa 10 segnalazioni al giorno.
I cinesi adulti rientrati si erano, spesso, già messi in autoisolamento qui in Italia. Casi italiani non ne avevamo ancora.
– Come reputa la situazione attuale? Se davvero in via di miglioramento o se si potrebbero presentare ulteriori ostacoli…
A differenza dei pochi casi dei primi giorni, quella di oggi ha visto un cambiamento e peggioramento repentino.
Inizialmente erano segnalate al nostro dipartimento le persone che avevano come unico indice di rischio la provenienza dalle zone rosse estere o dalle prime città lombarde. Dopodiché, con l’aumentare veloce dei contatti, con persone infette causa lavori di persone pendolari ecc e il trasformarsi di tutta l’Italia in zona rossa, è stato tutto un tracollo.
C’erano file informatici molto lunghi di persone segnalate come contatti stretti di persone risultate positive da seguire durante il periodo di quarantena con telefonate quotidiane. Anche l’esecuzione di un tampone, se all’inizio prevedeva una tempistica di 2/3 giorni da quando veniva richiesto alla sua esecuzione, adesso passano molti più giorni perché appunto la situazione è peggiorata.
Gli ostacoli che si possono presentare, secondo me, alla luce della situazione odierna saranno la gestione delle famiglie che hanno un famigliare positivo al domicilio che magari non hanno i presidi (mascherine, guanti, disinfettanti) e che non hanno la possibilità di eseguire un vero e proprio isolamento dal famigliare positivo potendo quindi nel tempo “positivizzarsi” a loro volta. Ecco che su un nucleo di 4 persone dove 1 è risultata positiva c’è il rischio che diventino positivi anche gli altri tre componenti con le varie difficoltà che questa gestione comporterebbe.
– Si sarebbe potuto fare qualcosa in più per evitare l’aggravarsi della situazione?
Premettendo che è una situazione nuova e grave per tutti, e che le persone che hanno dovuto organizzare le varie attività e gestioni hanno avuto poco tempo; si sarebbe comunque, a mio avviso, potuto chiudere tutto subito, mettere più allarmismo già dai primissimi segnali in Lombardia. Invece, è stata un po’ presa sottogamba la situazione. Perché sono mancate le mascherine, i guanti, i disinfettanti e i contagi hanno preso piede.
Un dipartimento di Igiene Pubblica, dove è stata prevista anche la consegna al domicilio dei vari presidi alle famiglie, come può fare se non sono stati consegnati nemmeno a monte?
Avrebbero potuto isolare le persone positive con sintomi sopportabili ovviamente nei vari hotel in disuso invece che lasciarli in casa dove magari c’è solo un bagno e una camera. Nessuno si è proposto in merito.
– Che cosa consiglia ai nostri cittadini?
Ai cittadini consiglio la cosa migliore, cioè di stare in casa e di contattare il medico curante anche per pochi sintomi. Le regole suggerite ovunque come il lavarsi le mani anche se può essere ovvio che non tutti lo seguono o lo seguivano.
La gente esce lo stesso e fa assembramenti. Il virus non aspetta altro.