CENTO (FE) 22/10/20 ( DI IRENE FINI) PER LA RUBRICA “IL PUNTO DI VISTA DI IRENE” LA NOSTRA IRENE TRATTA L’ARTE DI GIOTTO: UN GENIO CHE HA CAMBIATO IL MODO DI FARE PITTURA ! GIOTTO E IL RINNOVAMENTO DELLA PITTURA
“[…] Nacque uno fanciullo di mirabile ingegno il quale si ritraeva del naturale una pecora […]”;
“Rimutò l’arte del dipingere dal greco in latino, e ridusse al moderno; et ebbe l’arte del dipingere
più compiuta ch’avessi mai nessuno” È con le testimonianze di Lorenzo Ghiberti e Cennino Cennini che voglio introdurre la figura di Giotto; figura che ancora oggi è costantemente presente nella nostra realtà. Sulla scatola dei famosissimi pennarelli “Giotto-Turbo Color” , infatti, possiamo vedere raffigurato proprio il nostro artista che su un sasso “ritraeva del naturale una pecora”. Per raccontare l’innovazione, la vita, lo spirito di questo artista ci vorrebbero pagine e pagine. Appunto per questo che, nell’appuntamento di oggi, vorrei focalizzarmi su un’opera in particolare di Giotto, che ha molto da raccontare. Siamo a Rimini, bellissima città della Romagna, e, vicino al centro storico, si erge lo splendido e maestoso Tempio Malatestiano, antica chiesa medievale dedicata a San Francesco. Il progetto fu realizzato per Sigismondo Pandolfo Malatesta, signore di Rimini, che desiderava celebrare la casata familiare e il prestigio del proprio potere politico; la ricostruzione del tempio si sviluppò attraverso fasi successive, in particolare la ricostruzione dell’esterno nel 1450 affidata all’architetto Leon Battista Alberti. Ma questa meraviglioso complesso architettonico oggi ospita una delle più
importanti e significative opere trecentesche su tavola del Medioevo: attraversando la navata, là,
nella zona dell’abside, dietro l’altare maggiore, si trova il Crocifisso di Giotto. Il Figlio di Dio,
viene rappresentato in tutta la sua naturalezza: il capo è accasciato, esausto dalle torture subite
durante la Passione, gli occhi sono chiusi e il viso sofferente. Incredibile la resa della morbidezza
dei capelli e soprattutto del costato che pare gonfiarsi nell’attimo in cui egli esala l’ultimo respiro. Il
perizoma che gli cinge la vita, comprendo le parti intime, è talmente leggero e velato, che pare
addirittura di percepirlo al tatto. Gocce e rivoli di sangue escono dalle stimmate, stimolando così
una diretta partecipazione del fedele alle sofferenze di Cristo. Fatto curioso è che quest’opera fu a lungo trascurata dagli studiosi. Tuttavia, grazie all’apporto del famosissimo Longhi, oggi possiamo affermare con certezza essere stata creata da Giotto. La presenza di questo artista a Rimini risultò fondamentale e determinante per lo sviluppo di una scuola pittorica autonoma. Ma la domanda che potrebbe sorgere spontanea è: cosa ha a che fare una Croce trecentesca in un ambiente quattrocentesco? Innanzitutto, il Tempio Malatestiano è stato costruito successivamente all’apporto di Giotto a Rimini. Quindi, è logico affermare che, come chiarito all’inizio, questa opera
architettonica era in origine una Chiesa Francescana. Ed ecco il perché dell’opera: Giotto era stato a
stretto contatto con l’ordine francescano, come testimoniano anche le “Storie di San Francesco”
nella Basilica Superiore di Assisi. Tornando di fronte al Crocifisso giottesco, emergono due indizi
che fanno una prova: primo fra tutti è l’estremo naturalismo della sofferenza di un Uomo, vicino a
tutti i fedeli, proprio come nei principi francescani; secondo, il fatto che il corpo sia stato appeso
alla croce con tre chiodi (due per entrambe le mani e uno solo per i piedi) e questo era un altro
elemento tipico dell’ordine francescano Insomma, Giotto anche a Rimini ha lasciato un segno tangibile del suo rinnovamento pittorico; rinnovamento pittorico italiano che ancora oggi ci lascia a bocca aperta di fronte alla sua innata capacità di rendere ogni singolo dettaglio attraverso una modernità assoluta.