CENTO (FE) 09/02/19 – (UFF.STAMPA CRISTINA ROMAGNOLI) L’ESODO. LA MEMORIA NEGATA’ , CELEBRATO IL GIORNO DEL RICORDO Una storia di libertà negata, affidata alla ‘Giorno del Ricordo’, istituito con la legge n. 92 del 30 marzo 2004 in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata e delle vicende del confine orientale. La ricorrenza è stata celebrata venerdì 8 febbraio da una iniziativa organizzata dall’assessorato ai Servizi Bibliotecari: alla Galleria d’Arte Moderna “Aroldo Bonzagni” di Palazzo del Governatore hanno portato la loro testimonianza Marino Segnan, presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia di Bologna, la vice presidente Anna Decastello e Mirella Tessarolo, esule di Fiume, centese d’adozione. «Le migliaia di infoibati e i 300.000 esuli d’Istria, Fiume e Dalmazia: questa sera è a loro che vogliamo dare voce – ha introdotto l’assessore Mariacristina Barbieri -. Sono momenti in cui la prima domanda che viene posta è: “di chi è la colpa?”. Difficile rispondere, concordo con quanto ha scritto il giornalista Alberto Martini “nessuno è innocente. Gli innocenti sono coloro che hanno dovuto lasciare tutto, coloro che non hanno potuto scegliere di restare, coloro ai quali è stata imposta una scelta che ha stravolto vite e famiglie”». La serata è iniziata con la proiezione di una parte del toccante docufilm ‘L’esodo. La memoria negata’ di Nicolò Buongiorno. «Lo reputo apartitico e obiettivo – ha commentato Segnan – e si può certo rigettare l’etichetta di ‘di destra’, spesso associata anche a questa giornata, perché si tratta del ricordo di sacrificati di una storia purtroppo più ampia e complessa». Il presidente dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia ha condotto una riflessione su un’epoca di foibe e morte, di rastrellamenti e terrore, di esodo. «È fondamentale la trasmissione per conservare la memoria delle vittime, degli esuli e dei ‘rimasti’, per lasciare accesa una fiamma». La vice presidente Decastello ha raccontato la sua vicenda familiare, con il nonno infoibato. «Il silenzio degli istriani – ha rimarcato – è dovuto al trauma e alla volontà di sopravviverne in questo modo». «L’importante è ascoltarci – ha concluso Segnan -. La storia si sta aprendo, ma bisogna essere molto attenti ai faziosi e al negazionismo».