CENTO (FE) 02/08/21 (DI IRENE FINI) IL PUNTO DI VISTA DI IRENE IN QUESTO INTERVENTO CI FA CONOSCERE MEGLIO IL CORREGGIO …!ALL’INTERNO DI UN VORTICE: L’ASSUNZIONE DELLA VERGINE DEL CORREGGIO!
Antonio Allegri, detto il Correggio (1489 ca.- 1534) dalla città di nascita, venne definito dal Vasari
“Nessuno meglio di lui toccò i colori, né con maggior vaghezza (…) tanta era la morbidezza delle
carni ch’egli faceva e la grazia con che e’ finiva i suoi lavori”. Correggio, massimo esponente del
Manierismo emiliano, dopo un prima formazione presso uno zio pittore, immediatamente si
contraddistinse per un’innata capacità di assorbire e rielaborare tutto ciò che vedeva. Al contrario di
quanto sosteneva ancora il Vasari “se l’ingegno di Antonio fosse (…) stato a Roma, avrebbe fatto
miracoli (…)”. Conciosiaché (…) senza aver visto de le cose antiche e de le buone moderne (…) se
le avesse viste avrebbe infinitamente migliorato le opere sue”, Antonio Allegri è probabile, invece,
che abbia soggiornato a Roma e che qui fosse rimasto particolarmente colpito dalle opere di
Michelangelo e di Raffaello. Sicuramente, per la sua carriera, determinante fu un soggiorno a
Mantova, nel 1506 circa, presso i Gonzaga, una delle corti più aggiornate nell’Europa del primo
Cinquecento. Proprio a Mantova, infatti, qui dove le novità circolavano velocemente, l’artista
emiliano venne segnato profondamente sia dalle ricerche milanesi di Leonardo Da Vinci sia dalla
cultura veneziana; non ultimo decisivo fu l’incontro con Andrea Mantegna, autore della famosa
Camera Picta o Camera degli Sposi, presso il Castello di San Giorgio.
Ben presto però, Antonio Allegri sviluppò un proprio stile, un’arte nuova caratterizzata da un
notevole dinamismo delle forme, dove le composizioni sono dominate da schemi diagonali, luci
calde e dorate che rendono vibranti i colori, in cui le figure sorridenti si inseriscono in scorcio.
Massima testimonianza dello stile del Correggio è ancora oggi l’affresco “Assunzione della
Vergine”, decorazione per la cupola della Cattedrale di Parma (1526-30). Per quest’opera,
Correggio ricevette come compenso oltre mille ducati d’oro, a testimonianza del prestigio e della
stima di cui godeva già l’artista a Parma. Ammirandola dal basso verso l’alto, la scena è segnata da
un senso del movimento inarrestabile, distaccando così definitivamente l’artista da ogni concezione
classica. Tutto è affidato unicamente ai sensi e all’immaginazione: qui, il pittore ha rinnegato
totalmente la struttura muraria per realizzare una composizione cromatica libera e fatta di nuvole e
figure. I pennacchi (elemento architettonico in muratura a forma di triangolo sferico, che serve di
raccordo angolare tra l’imposta della cupola e la struttura portante di base in cui è iscritta) sono stati
trasformati in grandi conchiglie, gli spigoli del tamburo (struttura architettonica a pianta circolare o
poligonale sulla quale si imposta la cupola) ottagonale sono stati celati dalle poderose e gigantesche
figure degli Apostoli. Al centro della cupola è il Cristo che si libra sospeso nel vuoto, mentre aspetta l’arrivo della
Vergine. Curiosamente, la Madonna non viene rappresentata singolarmente, ma è inserita nel
gruppo festoso della schiera angelica che, attraverso un vorticoso moto rotatorio di nuvole, la
sospinge verso l’alto. Straordinarie sono anche le figure di Adamo ed Eva, per le quali, come anche
per tutto il progetto, ci sono pervenuti numerosi disegni preparatori. Ed infine la luce, elemento non
solo tipico del Correggio, ma anche indispensabile per rendere più efficace l’illusione pittorica. La
luce qui proviene da fonti diverse: quella naturale entra dai grandi oculi della balaustra marmorea;
quella artificiale, invece, calda e dorata, proviene dalla fiaccole sostenute dagli efebi.
Dopo Mantegna, quindi, Correggio fu il primo a trovare una soluzione originale della continuità tra
spazio reale e virtuale; ciò nonostante, fu estremamente criticato per la decorazione della cupola.
Essa infatti non piacque ai suoi contemporanei che addirittura la definirono un “guazzetto di rane” e
spinsero per distruggerla. Pare sia stato il fortuito intervento di Tiziano Vecellio, esponente della
scuola veneziana, che convinse i canoni a non distruggere la decorazione.
Correggio, quindi, attraverso l’Assunzione della Vergine riesce continuamente a proiettare lo
spettatore all’interno di un vortice fatto di luce e di illusioni.