CENTO (FE) 09/06/21 – ( DI IRENE FINI )TRA I TANTI DAVID REALIZZATI NELLA STORIA DELL’ARTE ITALIANA QUELLO DEL BERNINI E TRA I MIGLIORI: ECCO COME LO SPIEGA IRENE FINI NEL SUO “PUNTO DI VISTA DI IRENE ” CAPOLAVORO DELLA SCULTURA BAROCCA: IL DAVID DEL BERNINI!
Massimo artista del Seicento, Gian Lorenzo Bernini nacque a Napoli nel 1598 e morì a Roma nel
1680. La sua figura riassume tutti i caratteri innovativi del Barocco, definendo una nuova estetica
basata su una grande libertà immaginativa, teatralità e gusto per varietà e dinamismo. Gian Lorenzo
Bernini operò quasi esclusivamente a Roma e immediatamente divenne architetto, scultore, pittore e
scenografo dei più grandi papi, da Paolo V ad Alessandro VII. D’altra parte, è proprio nel XVII
secolo che la Chiesa stessa si servì del forte impatto dell’estetica barocca e della sua capacità
persuasiva delle immagini per celebrare la propria potenza e orientare le masse. E fu proprio così,
che il giovane Bernini riuscì ad imporsi come perfetto interprete della volontà papale e tradurre in
arte lo spirito della restaurazione religiosa.
Ovviamente, in una fase iniziale, il suo sguardo si rivolse verso la tradizione artistica precedente,
soprattutto in ambito scultoreo. Tuttavia, ben presto, il suo temperamento lo portò progressivamente
a distaccarsene, diventando un vero e proprio illustratore. Inevitabile fu lo “scontro” con
Michelangelo che, nonostante fosse morto a Roma nel 1564, la sua presenza era ancora viva
nell’arte romana del tempo e veniva ancora visto “più che mortale, angel divino”. Bernini
riconobbe la grandezza artistica del Buonarroti, ma sottolineò più volte quanto in realtà fosse stato
più grande come architetto che come scultore: le sue opere belle nell’anatomia, peccavano nella
resa della carne.
Certo ai nostri occhi questa del Bernini è un’affermazione un po’ scioccante; ma
dobbiamo sempre immedesimarci nei caratteri forti di questi personaggi, tra cui scorreva sempre
tanta rivalità.Inequivocabile, però, è la capacità di Gian Lorenzo di Bernini di tradurre in maniera fisica opere
appartenenti alla tradizione. Ed è proprio nel “David” (h.170 cm, Galleria Borghese), scultura in
marmo datata 1623 circa, che l’artista rovescia radicalmente l’iconografia tradizionale dell’eroe.
Evidente è subito il parallelo con la tradizione: per mano del Buonarroti l’eroe biblico viene colto in
attesa di combattere, in una posa di massima concentrazione (foto); con Verrocchio e Donatello
viene raffigurato dopo la vittoria. Qui, invece, Bernini lo scolpisce nel momento di assoluta
tensione dell’azione, proprio quando sta per scagliare la pietra contro Golia. Le labbra sono serrate,
la fronte aggrottata, il busto ruota, l’addome si contrare per acquisire più forza possibile nel lancio.
Lo spettatore, immerso in quel silenzio carico di tensione, grazie alla resa dei dettagli non solo
artistici ma anche narrativi, viene coinvolto emotivamente e, attraverso l’immaginazione, è come se
assistesse in prima persona la scena.Da abile scenografo e grande ritrattista, Bernini ha avuto e ha
la capacità di annullare i confini trastasi e movimento, tra spettatore e protagonista; egli impone un
disorientamento tutto barocco chechiude definitivamente le porte alla chiarezza formale e concettuale
tipica del periodo umanistico-rinascimentale.