CENTO (FE) 021/06/21 – ( DI IRENE FINI) “IL PUNTO DI VISTA DI IRENE”TRA IDEALIZZAZIONE E REALISMO: IL DAVID-MERCURIO DI DONATELLO
Tutti noi abbiamo visto almeno una volta per televisione o su internet la statuetta del prestigioso
premio cinematografico italiano. Ma cosa rappresenta quella statua? E soprattutto, qual è la sua
storia?
È il David di Donatello, attualmente conservato al Museo Nazionale del Bargello di Firenze,
realizzato intorno al 1434, molto probabilmente per Cosimo de’ Medici. Il David in bronzo
testimonia il livello raggiunto intorno alla metà del ‘400 della committenza aristocratica fiorentina,
ormai vera promotrice di una nuova cultura di corte, basata su un classicismo colto e raffinato.
L’opera rappresenta la prima statua dall’antichità creata a tutto tondo in dimensioni naturali (h 158
cm). David qui viene anche associato al nome di Mercurio, poiché se il primo è vittorioso su Golia,
il secondo sconfigge Argo. Essa racchiude tutta l’innovazione dell’arte di Donatello: il distacco
dalla tradizione gotica qui è evidente. I movimenti si fanno più fluidi, la resa dell’atteggiamento del
personaggio è decisamente più naturale e meno “rigida” rispetto al “David” in marmo. L’anatomia
del corpo è più definita, così come i suoi capelli che, fluidamente, scendono sulle spalle. Il giovane
viene rappresentato completamente nudo, tranne che per i calzari che, finemente decorati, coprono
anche i piedi. Ed è proprio ai piedi del David che si ritrova la testa mozzata di Golia con indosso
ancora il pesante elmo da battaglia.
Da un punto di vista tecnico esplicito è il richiamo ad un procedimento impiegato nel mondo antico
e andato perso durante l’epoca medioevale. Donatello, infatti, qua utilizza la tecnica della “cera
persa” che consiste nel creare un modello in cera perfettamente rifinito su un’anima di argilla
rinforzata. Successivamente, il risultato finale viene ricoperto da un ulteriore strato di argilla fissato
all’anima per mezzo di chiodi di metallo e fornito di un sistema di canali per consentire il deflusso
delle cera, quando il modello veniva cotto in forno. Così, la cera sciolta lascia libera
un’intercapedine nella quale poi si “getta” la lega in bronzo fusa.
Le superfici levigate e le parti incise forniscono un naturalismo impressionante: lo scatto del corpo,
leggermente sbilanciato, e le mani comunicano all’osservatore il senso di tensione causato dallo
scontro con Golia. Le mani stringono ancora la spada e il sasso con talmente tanta forza che
addirittura si vedono ancora in superficie i tendini fatti risaltare dalla luce.
Donatello, quindi, ancora una volta, si mostra un vero e proprio ricercatore/innovatore che,
sperimentando materiali diversi, si distacca sempre di più dalla tradizione gotica. Egli impiega un
nuovo modo di operare e produrre arte volto alla ricerca costante di un realismo, che gli permettesse
di mettere al centro l’uomo, non solo nelle qualità che lo avvicinano al divino, ma anche nei
drammi, nelle imperfezioni e paure.