CENTO (FE) 02/09/20 – ( DI IRENE FINI) “IDENTITÀ E RISPETTO: OSSERVIAMO IL MONDO CON GLI OCCHI DELL’ARTE” … RUBRICA DI CULTURA ARTISTICA E TURISMO A CURA DI IRENE FINI … OGGI PRIMA PUNTATA CON IL CASTELLO DI CATAJO
Prima tappa di questo percorso artistico è il Castello del Catajo, situato a Battaglia Terme (PD),
unicum nella storia dell’architettura e dell’arte. Quando ho visitato personalmente la struttura, ciò che più mi ha colpito è stato il nome inusuale e anche un po’ fantasioso. Molte leggende ruotano attorno all’origine del nome del castello; tuttavia, esso fa riferimento all’area su cui la struttura architettonica è costituita.
La parola Catajo, infatti, deriva da “la Cà del Tajo”, ovvero “Cà” abbreviazione veneziana della parola “casa” e “tajo” forma dialettale che indica un canale scavato dall’uomo. Quindi, “Catajo” significa “la Casa sul Canale”. Non a caso la struttura, pur avendo le forme di un castello, era stata pensata dalla famiglia Obizzi come dimora di villeggiatura estiva, come luogo in cui ospitare imponenti feste con centinaia di ospiti, il tutto con ambienti decorati di alta rappresentanza e giardini degni di una reggia. Il nucleo principale è stato costruito nel 1570 da Pio Enea I Obizzi e successivamente l’edificio, che oggi conta più di 20.000 mq di superficie interna, è stato ampliato nel corso dei secoli tra i primi anni del ‘500 e la seconda metà dell’800. Insomma, un complesso architettonico mastodontico!
Primo esempio di pittura autocelebrativa dell’Italia settentrionale e di grande stupore sono gli affreschi al Piano Nobile del 1571 ad opera Giovan Battista Zelotti. L’artista, considerato il più talentoso discepolo di Paolo Veronese, è uno dei maggiori esponenti della pittura veneta rinascimentale. Il visitatore legge attraverso le scene pittoriche le vicende della famiglia Obizzi, come battaglie, matrimoni e tragici assassini; il tutto finemente decorato con allegorie, mascheroni, putti che sorreggono festoni, fiori e ghirlande. Continuando il percorso di visita, ci si imbatte in altre sale, come ad esempio la Sala dei Papi, la Stanza della prudenza e della pace oppure la Sala di San Marco. Tutti gli ambienti sono minuziosamente decorati e costituiscono il complesso di appartamenti di rappresentanza del castello ovvero, tutte quelle stanze da mostrare agli ospiti in cui dare sfoggio di lusso, potenza e prestigio. D’altronde questi sono gli anni in cui la nostra Penisola era governata dai signorotti, da famiglie molto potenti dal punto di vista economico, che, al fine di dimostrare il loro potere, richiamavano a corte i più importanti artisti e architetti. Quindi, l’arte sia pittorica che architettonica, era il mezzo per fornire la massima espressione di autocelebrazione delle loro potenzialità governative.
Più una sala di rappresentanza era grande e decorata, più cresceva l’importanza politica ed economica della Corte. Ciò sta dimostrare quanto rispetto ci fosse nei confronti del mondo dell’arte. (invece oggi noi la distruggiamo!) Uscendo dal Castello, prima di accedere all’ampio giardino, l’occhio si imbatte in una stranissima fontana, in cui spicca un enorme elefante. La fontana dell’Elefante venne realizzata nel XVII secolo ad opera dello scultura romano Lattanzio Maschio. Tuttavia, considerando quegli anni, come facevano a conoscere l’esistenza di un elefante? Anche qui, come intorno al nome “Catajo” si sono create tante leggende. Sta di fatto che sicuramente l’animale esotico venne scelto per rafforzare il legame commerciale della Famiglia Obizzi con l’oriente. Ma non solo: anche per sottolineare all’ospite, a colui che recava accesso alla dimora, che quello era il luogo delle feste, dei divertimenti e soprattutto del vino. Da qui si spiega, infatti, la presenza di Bacco nel complesso scultoreo che compone la fontana. Oltre a quello del Catajo, di elefanti ne vennero realizzati solo altri due: uno si trova a Roma in Piazza Minerva; l’altro nel Parco dei Mostri di Bomarzo (Viterbo). Insomma, il Castello del Catajo costituisce insieme al vasto giardino, un vero e proprio tour di ricchezze artistiche rinascimentali venete, ma anche di vere e proprie chicche alquanto misteriose. È sempre molto affascinante leggere attraverso opere di qualsiasi natura, la storia di famiglie potenti che, costruendo gioielli artistici, non hanno solo dimostrato il loro prestigio, ma hanno contribuito a creare la Nostra Identità italiana.