CENTO 18/01/18 – (DI GIOVANNA TADDIA) – Ares e Afrodite, la guerra e l’amore, due sempiterne facce dell’umano: su queste tematiche e non solo si è incentrata lo scorso venerdì 12 gennaio la Notte Nazionale del Liceo Classico, animata dagli alunni del Liceo “Cevolani” in contemporanea con oltre 400 altri licei italiani. Prima ancora però la serata è stata una celebrazione di quella tradizione classica “caratterizzata dall’amore per l’umano” secondo le parole del poeta greco e premio Nobel G. Seferis, richiamate nel discorso di benvenuto dalla Dirigente dott.ssa Cristina Pedarzini e dal professor Claudio Ricci, storico docente di Latino e Greco e colonna portante della manifestazione. Il pubblico è stato accolto dalla proiezione del video di “Metamorfosi”, la canzone scritta e realizzata dal cantautore Francesco Rainero come inno della IV edizione della Notte Nazionale del Liceo Classico. La serata si è poi snodata con un ricco programma curato dai docenti e dagli alunni dell’indirizzo Classico e non solo; unico il collante di tutte le performance, delle letture e dei laboratori: la comune passione che ha animato i ragazzi. Nei loro sguardi accesi, nella serietà dell’impegno profuso, nel loro profondo coinvolgimento si è potuto toccare con mano come le materie apparentemente distanti oggetto del loro studio quotidiano siano in realtà capaci di dare forma e significato anche alle giovani vite di questi anni 2000, nella nostra complessa società globalizzata.
Guerra e amore, due costanti dell’umano, opposte, ma anche inscindibilmente unite: le donne, le Troiane, messe in scena con straordinaria maestria, spiccano spesso come vittime della guerra, da sempre vocazione principale dell’uomo. E con le Troiane piange Didone, abbandonata da un uomo che deve sacrificare il suo amore ad un destino tanto glorioso quanto bellicoso: il lamento della donna è stato riecheggiato nei versi virgiliani recitati con sentita partecipazione. La potenza di Afrodite è stata osservata da varie angolazioni: l’alma Venus di Lucrezio, potenza vivificante che nutre la vita; l’amore come inganno, nella vicenda di Medea dalle Argonautiche di Apollonio Rodio; la forza che squassa l’animo come vento tra le querce di Saffo e ancora le interpretazioni filosofiche di Empedocle e Kierkegaard e le liriche della poesia neogreca. La potente ed emozionante voce di Letizia Bertoldi ha poi commosso i presenti con un’intensa interpretazione di un’aria de L’elisir d’amore di G. Donizzetti,
Sulla centralità della guerra nel mondo romano ha riflettuto, invece, il professor Brizzi nella sua conferenza, portando a galla un’importante strategia che ha permesso ai Romani di costruire la propria grandezza: la capacità di assorbire le popolazioni, creando strutture per integrarle. Strategia che forse, mutatis mutandis, potrebbe suggerire qualche soluzione anche alle nostre società attuali. I costi umani ingenti di ogni guerra sono un altro degli aspetti emersi nella conferenza e anche nel dibattito inscenato da alcuni studenti che, vestendo i panni di personaggi storici antichi e moderni, hanno discettato sulla legittimità della campagna gallica di Cesare. I costi umani della guerra sono stati cantati anche dagli studenti che hanno commosso interpretando lettere e canti dal fronte. Nelle voci di chi ha vissuto la guerra in prima persona si trovano impastati dolore, paura, desiderio di eroismo, dedizione alla patria, solidarietà col nemico.
Le performance hanno alternato l’uso dell’italiano a quello del latino e del greco: suggestivo il risuonare nelle aule di versi in lingue antiche e affascinanti. La serata ha visto una straordinaria partecipazione di pubblico ed è stata gradita anche dai più piccoli che hanno avuto modo di conoscere, in un laboratorio, l’alfabeto greco; la manifestazione ha dato spazio inoltre all’ Interpretazione grafica di opere classiche, in un laboratorio di disegno. Da tutti è stato, poi, apprezzato il ricco buffet che ha fatto gustare anche i sapori della tradizione greca. Prima dello scoccare della mezzanotte il professor Ricci ha letto in greco l’Inno omerico a Selene, interpretato poi in italiano dalla calda e profonda voce della cantante Arianna Baldi e accompagnato dai delicati passi di danza di Sara Tomesani e dalle note del flauto di Enrico Soffritti. E così, in un’atmosfera lunare, si è svolto il congedo, coronato dall’applauso e dal calore di un pubblico ancora folto, nonostante l’ora tarda.