Malaguti, alla fine, se ne va – Era prevedibile, secondo le nostre fonti non c’era altra via, sta di fatto che Carlo Malaguti, ormai ex ds della Benedetto XIV, se ne va. A comunicarlo è la stessa società in un comunicato messo sul proprio sito (clicca qui per leggere) e inviato alla stampa.
La separazione, si legge, è “consensuale“. La società ringrazia e lo lascia andare con le seguenti parole: “Nel riconoscergli un ruolo determinante per avere riportato sulla piazza di Cento il basket, culminato con la promozione di categoria al termine di un annata costellata di successi, il consiglio direttivo ringrazia – ritenendo di esprimere il sentimento della tifoseria e della Città tutta – il sig. Carlo Malaguti per la preziosa opera in favore della Benedetto. Rimane in essere – oltre alla espressione di gratitudine – una collaborazione nel settore delle iniziative promozionali nonché un canale privilegiato di accesso al grande patrimonio di informazioni e conoscenze del mondo del basket, che tutti riconoscono al Sig. Malaguti“.
Le parole di Malaguti – Nel comunicato vengono anche messe alcune parole di Malaguti: “La Benedetto XIV mi rimarrà sempre nel cuore. Lascio in buoni rapporti con tutto l’ambiente. Sono certo che presto la squadra tornerà alla vittoria perché ne ha le qualità morali e tecniche”.
Quello che manca – Nel comunicato, però, manca qualcosa. Perché Carlo Malaguti ha deciso di andarsene? Nell’ultima partita pareva veramente arrabbiato e con poche speranze di conquistare qualche vittoria in più, nel comunicato invece si dice che questa squadra “ha le qualità morali e tecniche” per uscire da questa situazione.
Poi si passa ai complimenti reciproci, alla stima che c’è tra la società e l’ex direttore sportivo, anzi è un comunicato dove si parla molto di stima e rispetto verso l’operato di quell’uomo che è venuto a Cento riportando nei cuori dei centesi lo sport più seguito.
Un uomo, nessuno lo può negare, anzi, nel comunicato lo si ripete tanto, che ha competenze elevatissime nel basket lo si lascia andare così, spiegando la stima che c’è, ma senza una motivazione ai tifosi o altro. La motivazione che abbiamo provato a dare noi, ma anche altri giornali, era quella dei contrasti interni. Se uno, però, ci riflette capisce che queste due parole vogliono dire poco. Allora perché se ne va? Ma soprattutto perché lasciano andare l’uomo con, forse, più conoscenze e competenze nel basket di tutta la società?
La Redazione